Non c’è niente da fare: “il provincialismo”da sempre considerato il limite del nostro Paese in rapporto al fermento culturale dell’Europa, anticipatrice di correnti culturali ed artistiche all’interno delle quali, incapaci di un vero rinnovamento del pensiero e dell’arte, ancora ci aggiriamo, esplode nella dimensione territoriale in forme di pseudo avanguardie, che si limitano a scimmiottare nomi, mode e modelli del tutto esteriori e sgangherati nella loro sostanziale vuotaggine creativa.
La nostra Amministrazione comunale continua a confondere il “tanto” con il “bello”, il rumore con la musica moderna, le abbuffate di Karaoke a tutte le ore e in tutte le salse con qualche rara voce intonata e tanto strazio via etere in una una eccitazione cittadina che testimonia il successo del cartellone estivo. Un delirio collettivo sembra essersi impossessato di una cittadina un tempo affermata sulla costa adriatica per le sue estati divertenti ed al tempo stesso eleganti.
Non ci si illuda: non pagherà in termini di consenso politico improvvisarsi illusionisti che sulla carta trasformano un fazzoletto di territorio compreso nel perimetro di quattro-cinque strade dell’arteria centrale della città in un grande serbatoio di interventi culturali ed artistici per la Notte Bianca, un evento nato in città di ben altre dimensioni e che pertanto non può essere trapiantato su qualunque territorio e per pura imitazione.
I politici non strumentalizzino la comprensibile voglia dei giovani di affermarsi e di entrare nel solco di una modernità a tutti i costi, anche a quelli di accorciare i tempi della preparazione specifica magari lusingati da più facili scorciatoie pubbliche.
Non basta assumere un nome straniero per diventare bravi musicisti; non basta definirsi “Band” per diventare profeti di una cultura all’avanguardia; non è con il rumore, scambiato a volte per musica, che si scrive la storia culturale di una città.
di Marcella Vanni
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