Purtroppo non c’è nulla da commentare.
Deprimente come il linguaggio usato dai consiglieri dover constatare, qualche minuto dopo le venti, di aver sprecato quattro ore della propria giornata nella illusione di ricevere da parte di chi ci governa spiegazioni realistiche e dettagliate e, soprattutto, una pianificazione chiara, seria, motivata, documentata, espressa con passaggi conseguenziali finalizzati a motivare all’opinione pubblica eventuali errori attribuibili all’uso distorto di una politica che si inserisce nei meccanismi di potere del servizio pubblico.
Ma perchè mai ai politici riesce tanto difficile parlare il linguaggio della verità e ammettere – sarebbe più accettato dalla gente – i propri errori?
Come sarebbe bello sentire una volta tanto il sindaco o un consigliere, prendendo la parola, dire con l’umiltà che è indice di forza, non di debolezza: “Cari cittadini, io sento il bisogno di scusarmi con voi perchè ho commesso un errore, una disattenzione nel …” che male ci sarebbe nel comunicare un disagio che, raccontato si libererebbe di un peso e, invece, nascosto, si amplifica nella negatività?
Ma davvero si pensa che occultare eventuali passaggi sbagliati di un percorso politico o amministrativo salvi la reputazione ai fini elettorali e renda più duratura, se non inamovibile, la permanenza a Palazzo?
Abbiamo assistito invece al solito rituale: dimentichi “degli anni passati sotto inchieste e attenzioni della Magistratura”, chi più chi meno, in un modo o nell’altro, ognuno nella Maggioranza si è celebrato all’ombra di una ipocrita modestia difendendo, a volte, l’indifendibile, riproponendo stancamente i propri meriti personali e di parte politica, votando poi tutti come bravi scolaretti dietro al buon pastore, il sindaco Mastromauro, contrario a tutto quello che, targato opposizione, pur se buona cosa per la città, attenti alla primogenitura della sua parte politica e della sua squadra di talenti.
Il professor Ziruolo e il presidente Di Matteo hanno sfoderato la migliore dialettica per rivendicare i propri meriti in difesa del passato e in prospettiva del futuro, il Concordato Preventivo; gli altri hanno scodinzolato attorno alle loro tesi con sbiadite, ripetitive argomentazioni, del tutto inutili alla comprensione dei fatti, tanto meno alla loro giustificazione; Arboretti ha presentato due emendamenti che puntualmente, dopo qualche ipocrita carezza all’onore della bandiera, gli vengono bocciati insieme a quelli del PDL.
Uno scatto di orgoglio e di netta distinzione da tutti gli altri è stato l’abbandono dell’aula da parte di Francioni a nome di Progresso Giuliese edotto dalle notizie relative ad altri Comuni sulla responsabilità estesa dai consiglieri di maggioranza anche a quelli di minoranza in caso di poca chiarezza nei bilanci.”Non vogliamo essere corresponsabili” ha detto Francioni lasciando l’Aula.
Uno stile sicuramente diverso dai convenevoli e dai minuetti cui siamo stati costretti dagli “incipriati” consiglieri, che trasformano in stucchevole ossequio la dovuta ospitalità nei confronti dei tecnici chiamati ad illustrare ciò che, secondo il prof. Ziruolo, i giornali non dicono e che servirà a supportare ciò che il cittadino aveva capito fin dall’inizio: l’approvazione scontata del punto emendato del PD e dintorni e quindi il mandato al sindaco Mastromauro di trattare con il Consorzio per arrivare al Concordato Preventivo da sottoporre al Tribunale Fallimentare per rianimare il moribondo Cirsu.
Tra Crescentini e la sua “storia di Carlo V”, “le iniezioni di fiducia”, “il Comune ha fatto la sua parte”, “l’idea era giusta”, “occorre un’inversione di rotta”, la “ricerca dei responsabili” o, a detta di Mimì Di Carlo, dei “mascalzoni che hanno amministrato il Cirsu per tanti anni”, alla fine i cittadini hanno compreso che:
per il PDL il responsabile non ci sarebbe da ricercarlo, perchè si saprebbe già: ” il PD, responsabile della nomina dei dirigenti di questo Consorzio fallimentare”;
il PD accusa il PDL di volere il fallimento del Cirsu perchè avrebbe già pronta una sua alternativa;
dalla presa di posizione forte di Progresso Giuliese risulterebbero zone d’ombra gravi in tutta la faccenda, fatture per la Sogesa non registrate, debiti per manifestazioni culturali del 2011 non ancora pagati;
tanto per tranquillizzare i cittadini sulla trasparenza ed eticità che caratterizzano l’azione politica e, comunque, il clima generale del Palazzo, Mimì Di Carlo insinua, senza essere in alcun modo richiamato dal sindaco ad una maggiore correttezza, che l’abbandono dell’aula da parte di Progresso Giuliese potrebbe essere stato motivato dal fatto che tra gli amministratori su cui fare l’accertamento ci sarebbe Romagnoli, suocero di un componente di Progresso Giuliese.
Quando il teatrino della politica comunale di questa città, poco dopo le venti, chiude il sipario, alcittadino rimangono il sapore amaro di un Consiglio Comunale del tutto inutile e l’idea che cercare di stare dentro i fatti che fanno la storia del proprio paese si risolva in una perdita di tempo.
Da www.senzapadroni.it
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