Dopo un tira e molla durato un decennio e tre mandati (Cameli, Ruffini e Mastromauro-Cameli), la vicenda del recupero dell’Area Ex Sadam sembra essersi definita dal punto di vista autorizzativo con il rilascio alla Società Sky Line S.r.l. del permesso a costruire n. 18/2011 del 20/9/2012, riguardante “l’esecuzione dei lavori di intervento edilizio nell’ambito del piano di recupero dell’ex SADAM, finalizzato alla realizzazione degli edifici residenziali e commerciali compresi nell’unità minima di intervento n.7, presso Via Trieste, sull’area identificata al Catasto Fg. 16 Map. 1383”. Quella della ex Sadam è una storia di faide interne (dai trasversalismi del 2003, che portarono al “tradimento” ed alla caduta dell’allora Sindaco Cameli al cattolicissimo“perdono” incrociato del 2011 tra lo stesso Cameli e Mastromauro), assalti alla diligenza, accelerazioni, stop and go, ecc.. Giusto per capire come vanno certe cose a Giulianova -e non solo- è sufficiente sapere che il Piano di Recupero fu adottato dal Consiglio Comunale in variante al P.R.G. nel giugno 2008 con soli 11 voti su 21 (il numero legale fu garantito dalla presenza in aula del PDL): tra i contrari, allora, l’UDC che tre anni dopo, con un consigliere comunale in maggioranza, un assessore in Giunta ed un componente in Commissione Edilizia (tutti e tre con il medesimo cognome), è magicamente migrato nelle fila dei sostenitori del progetto. Quando si dice che la difesa della famiglia è un valore da preservare! Il piano di recupero interessa un’area di circa 55.000 mq. (di cui 33.000 ora edificabili) e prevede la costruzione di un hotel alto 50 metri (torre da 18 piani), tre edifici di circa 30 metri (11 piani) ed una decina di enormi palazzi tra i 23 e i 28 metri di altezza, per complessivi 200 nuovi appartamenti. Le superfici ed i valori in gioco sono importanti per una realtà economica di modeste dimensioni come quella giuliese. Qual è la logica dell’operazione? Francamente ci sfugge considerando soprattutto due stranezze: 1) secondo il Presidente di Confindustria, Squinzi, nei primi sei mesi di quest’anno l’attività edilizia in Italia è diminuita di oltre il 25%, e il mercato immobiliare è praticamente fermo -e tale resterà per lungo tempo- anche a Giulianova dove già esiste un notevole stock di immobili invenduti; 2) operazioni di recupero come quella della ex Sadam sono promosse da fondi immobiliari e non da un’impresa di costruzioni, per quanto l’unico socio rimasto, dopo l’uscita di Valentino Piergallini e Vittorio Beccaceci causa insostenibilità oneri finanziari (anche 600 mila euro di mutuo l’anno per l’acquisto dell’area dal Gruppo Maccafferi), sia a capo di un’importante realtà imprenditoriale. La questione del recupero della ex Sadam è fin troppo articolata e si presta a considerazioni che attengono all’aspetto strettamente ambientale (http://www.altraparola.it/l-altra-cronaca/3907-inquinamento-e-sicuro-l-e… oppure http://www.giulianovailbelvedere.it/attualita/2012/turismo/wwf_ex_sad.htm), finanziario, urbanistico, paesaggistico, della viabilità, ecc.. Occupandoci da qualche tempo dei “conti” del Comune di Giulianova e della crescente difficoltà dell’Amministrazione a provvedere ai servizi ed alle opere di cui Giulianova ha estremo bisogno (es.: risorse per finanziare la costruzione del collettore di Via Parma, sparite dal Bilancio di Previsione 2012, il rifacimento degli asfalti, la ristrutturazione del Mercato Coperto, ecc.), chiediamo che qualcuno ci spieghi perché al progetto di recupero dell’Area Ex Sadam, l’Amministrazione Mastromauro-Cameli non ha inteso applicare quanto previsto dalla D.G.R. n. 203/2006. Considerino il rispondere a questa domanda come un utile esercizio nella prospettiva che un domani possa essere magari la Corte dei Conti o qualcun altro a chiedere “perché”. Cosa prevede la D.G.R. 203? Che per la riconversione dell’area ex Sadam il Comune (e quindi anche i Cittadini) debba ottenere una contropartita in opere pubbliche per un importo pari al 10% dell’intera operazione immobiliare. Se prendiamo per buoni i valori dell’Osservatorio Immobiliare dell’Agenzia del Territorio (http://www.agenziaterritorio.it/index.php?id=2158) e facciamo qualche moltiplicazione per i metri quadrati dichiarati dal costruttore (destinazione residenziale 19.380 mq / attività ricettive 6.000 mq / attività direzionale e turistica 12.920 mq / attività commerciali 6.500 mq / posti auto 1.100 mq / supermercato di quartiere 2.000 mq), il risultato è 8.300.000 di euro: tanto valgono le opere che il Comune (e, quindi, i Cittadini) dovrebbero ricevere come contropartita. Il Comune invece cosa fa? Decide di non applicare la norma. Il perché tentò di spiegarlo tempo fa il Sindaco Mastromauro in risposta al Cittadino Governante che oggi, a permesso di costruire rilasciato, ben potrebbe rivolgersi alla Corte dei Conti (lo farà a costo di scontentare una parte del centrosinistra?): “Il piano di recupero dell’ex area industriale è un Prusst ma vecchio. Le norme che il Cittadino Governante invoca si applicano ai nuovi Prusst. L’ho ribadito di recente, che quello per l’area ex industriale di via Trieste è un vecchio Prusst, per il quale non si applica il 10%. La contropartita del 10% a favore del Comune, infatti, è una previsione applicabile solo ai nuovi Prusst”. Checché ne pensino il Sindaco di Giulianova ed i suoi colleghi di Giunta, la riconversione dell’area ex Sadam è un PRUSST. Non è né nuovo né vecchio: è uno dei tanti Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio, “promossi dal Ministero dei lavori pubblici con l’obiettivo di realizzare interventi orientati all’ampliamento e alla riqualificazione delle infrastrutture, del tessuto economico-produttivo-occupazionale, al recupero e alla riqualificazione dell’ambiente, dei tessuti urbani e sociali degli ambiti territoriali interessati. Prevede la partecipazione del privato sia per opere di iniziativa privata, sia per opere pubbliche o di interesse pubblico”. A meno che si voglia smentire il vigente P.R.G. del Comune di Giulianova in cui solo un cieco non sarebbe in grado di leggere che: L’area in cui è localizzata l’attività in oggetto ricade nel Comune di Giulianova, individuata in catasto al foglio 16 part. 1341. Il P.R.G., attualmente in vigore, approvato con delibera del Consiglio Provinciale n°101 del 07/10/1997 e pubblicato sul BURA del 6 febbraio 1998, classifica l’area come “Area dismessa” e la inserisce nella scheda d’ambito B3.2. Più precisamente l’area dell’ex-Sadam è normata dalla variante del 24 settembre 2001 (Delibera n. 96, scheda PRUSST M) denominata Sviluppo integrato della fascia costiera Abruzzo-Marche, delle vallate confinanti e valorizzazione dei parchi, avente come soggetto promotore il Comune di Ascoli Piceno e tra i soggetti proponenti il Comune di Giulianova, la Provincia di Teramo e i soggetti privati tra i quali Sadam. Come già fatto rilevare da altri, c’è il caso di un altro PRUSST, quello dell’area ex Monti a Roseto, che è sovrapponibile a quello della ex Sadam (http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2012/02/29/news/ex-monti-la-pr…) tranne che un “particolare: a Roseto il Comune ha ottenuto dal privato beni immobili per un totale del 12,50% dell’intero intervento. Perché l’Amministrazione Mastromauro-Cameli ha fatto sì che ciò non accadesse anche a Giulianova? Sono consapevoli gli amministratori di Giulianova che il loro stipendio lo pagano i Cittadini e non la Sky Line? Allora perché una scelta così penalizzante per il loro “datore di lavoro” (per l’appunto i Cittadini) e per i “conti non stabilizzati” del Comune?
La Redazione de I Due Punti – www.iduepunti.it
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