Impresentabili persino i luoghi più frequentati e rappresentativi
A dar retta ai segnali che ci piovono addosso un po’ da tutte le parti, quella che va ad iniziare non sarà probabilmente un’estate facile, con l’onda lunga della crisi a fiaccare morale e portafoglio. Una ragione di più per aprirsi all’esterno offrendo un’immagine della città quantomeno decorosa, capace di trasmettere a chi sceglie Giulianova la sensazione di essere oggetto delle giuste attenzioni e della necessaria cura. Purtroppo non è così, e ciò che rende ancor più inaccettabile il senso generalizzato di abbandono e trasandatezza che si respira a Giulianova, è il rendersi conto che, anno dopo anno, incuria, superficialità e disattenzione continuano irrimediabilmente a farla da padrone. Gli scatti di queste pagine ed i relativi commenti vogliono denunciare proprio questo: il tradimento di un’intera città e della sua maltrattata vocazione turistica.
Piazza del mare…
Una cosa sono i vandali, manifestazione diffusa di un’imbecillità che trova sfogo
nell’imbrattare, danneggiare, distruggere tutto ciò che capita a tiro. Altra cosa sono le opere pubbliche mal realizzate, con centinaia di migliaia di euro gettati al vento per mettere in piedi strutture che sfioriscono e degradano in un batter d’occhio. Tanto vale per quel tripudio di ruggine in cui si è da tempo trasformato ogni elemento metallico utilizzato nella riqualificazione (?) dell’ex Golf Bar, o per il bagno pubblico cronicamente fuori servizio realizzato nella medesima area. Pomposamente dedicata al mare, del quale ovunque si giri lo sguardo non si riesce comunque ad intravedere neppure uno spicchio, a tutto assomiglia tranne che a una piazza. Più che un luogo d’incontro un lastricato malridotto ed assolato, più che uno spazio accogliente e vivibile una moderna testimonianza di come sia possibile dilapidare somme a cinque zeri uscite da tasche ben conosciute: le nostre.
…e dintorni
Sono lì da talmente tanto tempo che, forse, avremmo dovuto farci il callo, ma a quelle macchie di erba finta racchiuse fra i cordoli di piazza Dalmazia non riusciamo proprio a fare l’abitudine. Un pugno in un occhio, un monumento al cattivo gusto, adeguato ai margini di una pista automobilistica, ma improponibile ed inguardabile a due passi dall’arenile. Degno compendio delle tante barriere autorizzate a ridosso del lungomare monumentale che nascondono il mare ed offendono la passeggiata più importante della città, o del muro in cemento armato che ostruisce l’imbocco del porto. Tutte libere interpretazioni al contrario della cosiddetta tutela del paesaggio.
Palazzo Gavioli
E sono tre. Quella alle porte sarà infatti la terza estate vissuta con lo scheletro di ferro e cemento del cosiddetto Palazzo Gavioli a proiettare la propria inquietante presenza sul lungomare centrale. Oggetto di una delle più sconcertanti vicende degli ultimi tempi (nella quale il Comune ha avuto la brillante intuizione di autorizzare, si vedrà se nel rispetto delle norme, l’oscuramento di fatto del Kursaal), il nascente condominio è stato posto sotto sequestro dalla magistratura agli inizi del 2011. Nell’attesa di un appuntamento giudiziario già rinviato più di una volta, un’altra stagione turistica dovrà forzatamente convivere con l’ennesima ingombrante testimonianza di un’urbanizzazione selvaggia e inconsapevole.
Piazza Fosse Ardeatine
Quattro mozziconi di palma, qualche piantina spelacchiata e intorno neppure l’ombra di un filo d’erba. Più che aiuole, distese riarse di terra battuta, alla cui rinascita non sembra poter contribuire neppure un sistema di irrigazione ben visibile, ma sul cui funzionamento nutriamo seri dubbi. Se anche non si vuole fare ricorso allo stereotipo del “salotto buono” della città, parliamo pur sempre della piazza più centrale, quella alla quale, volenti o nolenti, finiscono con l’approdare tutti, turisti o residenti che siano. Di tanta centralità sembra però ci si ricordi solo per impiantar gazebo o affigger manifesti (i tabelloni per la propaganda elettorale sono ancora lì) assai meno per renderla se non tirata a specchio, almeno presentabile.
Ingressi nord e sud
Lo slogan era “Giulianova spiaggia d’amare”, gioco di parole su cui era imperniata la campagna di promozione turistica della città, lanciata dall’allora vicesindaco Mimì Di Carlo. Più di dieci anni dopo, sbiaditi e consunti, sono ancora lì, con quello “spiaggia d’amare” ormai illeggibile, emblemi di un modo di accogliere chi entra in città fatto di asfalto sconnesso, magazzini a cielo aperto, muraglie di schermi e cartelloni pubblicitari. L’immagine della città: argomento buono per le promesse elettorali, rimasto nascosto fra le pieghe di un programma proiettato a parole verso il 2020, fermo nei fatti a molto tempo prima.
Scritto da Paolo Innocenti – Giuliaviva.it
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