Quando lessi le parole di Carlo Di Marco “nasce a Giulianova un nuovo modello di democrazia” il mio pensiero andò a due personaggi fra loro differenti; il primo fu Winston Churchill il quale aveva affermato che “la democrazia è piena di difetti, però finora nessuno è riuscito ad inventare nulla di meglio”. Tuttavia la presunta invenzione del prof. Di Marco – che in testa ad ogni suo articolo giustamente ci ricorda di essere ‘Docente di Diritto pubblico all’Università di Teramo – non mi fece sobbalzare, un po’ perché conoscevo, anche da testimone, le premesse della sua invenzione, e un po’ perché il “nuovo modello di democrazia” era stato diffuso solo ad una platea locale piuttosto che internazionale, come avrebbe meritato visto che a tanto non erano giunti né Kennedy e Gandhi, né altri noti pensatori del secolo scorso, Bertrand Russell compreso; neppure potevo immaginare che la giuliesità di Carlo Di Marco arrivasse al punto da indurlo a un atto di generosità verso la propria terra natale fino a regalarle la primogenitura di nuove frontiere della democrazia. Il secondo personaggio tornatomi alla mente è stato quel simpatico conduttore che al Festival di San Remo disse: “Comunque vada, sarà un successo”. In ogni caso ritenni di tornare sulle analisi del grande avvenimento tenendo anche conto che già ne erano rimasti affascinati, per primi come sempre, e unici in Abruzzo, Mastromauro e Forcellese. Non mi rimane quindi che riflettere sui passaggi chiave che hanno portato alle elezioni dei Comitati di Quartiere: Le assemblee preparatorie erano affollate, al Lido (presso il Kursaal) da 7 persone, più 3 della Demos, professore incluso, e 2 curiosi di altro Quartiere ovvero chi scrive queste note ed altra persona di famiglia; all’Annunziata la prima convocazione venne “rimandata per carenza di informazione” (così si dice quando non si presenta nessuno), alla seconda i convenuti si contavano sulle dita, con la Demos sempre compresa; i previsti comizi non ci sono stati, forse perché alla “Demos” non risultava che agli appuntamenti politici o amministrativi nessuno andava più senza l’offerta di panino e porchetta; alla vigilia del voto, tre Quartieri su cinque (quasi tutta Giulianova) non avevano raggiunto il numero previsto dei candidati, ma andava bene lo stesso; per essere eletto era sufficiente essersi candidato, non era necessario ottenere voti, neppure il proprio. Questo è stato sicuramente un modello nuovo, straordinariamente diverso dai canoni conosciuti della democrazia; per realizzare il progetto della cosiddetta ‘democrazia partecipativa’ bastavano solo 200 elettori per Quartiere; ma in caso di affluenza inferiore, il regolamento previsto dal prof. Di Marco si sarebbe accontentato, in seconda convocazione, anche di 150 elettori. Per non correre troppi rischi sono stati ammessi a votare anche i ragazzini di 16/17 anni. In sostanza per eleggere tutti i Comitati di Quartiere di Giulianova sarebbero bastate 700 persone su 21 mila aventi diritto: in cifre, l’8 per cento ha detto sì e il92 havoltato le spalle! Per il trio di punta della squadra comunale (Carlo Di Marco, quello che viene pagato per le sue prestazioni gratuite – a proposito, le varie voci rimborsate vengono fatte conoscere ai cittadini considerato che si tratta di soldi loro? – più le due mezze punte Mastromauro e Forcellese) si sarebbe verificato qualcosa di rivoluzionario e, superando lo stesso Chiambretti, di grande successo. A proposito di votanti, ci permettiamo di ricordare che il Codice Civile non considera i minorenni idonei a prendere decisioni responsabili. Se si voleva ascoltare anche il loro punto di vista, cosa bella e interessante, bastava prevedere l’invito a partecipare alle assemblee di Quartiere come ‘ascolto dei ragazzi’. Il voto, invece, è obiettivamente prematuro. Più significativa è la testimonianza di un nostro lettore, dal quale apprendiamo: “ho visto scene pietose: rincorrere ragazzini e vecchiette per farli votare…” Dopo simili successi sono recentemente iniziati gli incontri dei rispettabilissimi e volonterosi cittadini eletti nei Quartieri: il prof. Di Marco, convinto di dover prendere per mano i delegati per condurli sul nuovo sentiero della democrazia, si è presentato ad impartire le modalità da seguire suscitando, però, il dissenso di nuovi eletti che reclamavano il diritto alla loro autonomia.
di Eden Cibej – senzapadroni.it