In vista delle elezioni regionali del prossimo maggio il PD, nell’ambito della sua infinita insipienza, ha intenzione di lanciare la candidatura a consigliere di Francesco Mastromauro. Il sindaco di Giulianova possiede senz’altro delle qualità, prima fra tutte l’eloquio forbito, non disgiunto da toni e cadenze davvero suadenti che non mancano di affascinare l’ascoltatore. Praticamente è come un Luciano D’Alfonso, però senza idee. Il dramma di Giulianova (la città più bella dell’intera provincia di Teramo) è di aver scelto un sindaco del tutto privo di talento amministrativo, carente sotto l’aspetto politico, che purtroppo viene male assistito e male consigliato, infilando una serie continua di errori e di sbagli che creano danni evidenti alla comunità e nessun giovamento visibile.Mastromauro si affanna ad ostentare buoni sentimenti e petizioni di principio condivisibili, ma non vi è traccia né memoria del suo passaggio, e Giulianova ha perso l’ennesimo treno di sviluppo, restando inchiodata ad un passato pieno di tristezza.Lo scempio della riserva del Borsacchio; la ciclabile adriatica che muore a Giulianova e la allontana da Roseto e da Pescara; lo stallo dell’area ex Sadam; lo iato fra il paese e la spiaggia che non viene mai colmato; il porto che non si caratterizza (turistico, commerciale, ecc.) né funge da cerniera con l’altra sponda dell’Adriatico; i fantasmi degradati della Colonia Rosa Maltoni e dell’Ospizio marino; le condizioni del parco Chico Mendes; la struttura fatiscente dell’ex ospedale civile di Maria SS. dello Splendore; il Tribunale che ha chiuso; i Musei che non hanno risorse per tutelare il proprio patrimonio artistico, storico e culturale; lo schifo dell’edificio inagibile dell’ex mercato coperto in Piazza Dalla Chiesa che rappresenta una ferita sanguinolenta nel cuore della città; la gestione discutibile delle Società partecipate; il commercio che langue; il turismo che non decolla; il lavoro che rappresenta una chimera.Questa è Giulianova. Una città stuprata e uccisa. La città che ha la spiaggia più bella e più lunga di tutto l’Adriatico. Di cui Mastromauro è divenuto il becchino. Un becchino però dai modi eleganti e dal linguaggio manierato. Più che in Regione i cittadini dovrebbero mandarlo fuori Regione ed invitarlo a non tornare più.
Christian Francia – www.ilfattoteramano.com